La Commissione europea ha recentemente adottato una proposta (Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council establishing a Union certification framework for carbon removals, COM(2022) 672 final) che istituisce il primo quadro dell'UE per certificare, in modo affidabile e su base volontaria, gli assorbimenti di carbonio di alta qualità. La proposta promuove le tecnologie innovative di assorbimento del carbonio e le soluzioni sostenibili per il sequestro del carbonio nei suoli agricoli, contribuendo agli obiettivi dell'UE in materia di clima, ambiente e inquinamento zero, e migliora notevolmente la capacità dell'Unione di quantificare, monitorare e verificare gli assorbimenti. La proposta è essenziale affinché l'UE possa raggiungere l'obiettivo, stabilito dal Green Deal europeo, di diventare il primo continente al mondo a impatto climatico zero entro il 2050. A tal fine deve ridurre al minimo le sue emissioni di gas a effetto serra e al contempo potenziare l'assorbimento del carbonio presente nell'atmosfera per bilanciare le emissioni residue inevitabili.
Per raggiungere gli obiettivi prefissati è però necessario considerare compiutamente tutti i possibili contributi offerti sia dalle nuove tecnologie, sia da ciò che utilizziamo quotidianamente, come il calcestruzzo, il materiale da costruzione più usato al mondo.
Prodotto versatile che si adatta alle esigenze di architetti, ingegneri e costruttori di soddisfare le richieste di soggetti pubblici e privati, dando vita ad edifici e infrastrutture sostenibili, durevoli e resilienti, il calcestruzzo ha anche la capacità di assorbire CO2, contribuendo in tal modo alla riduzione dei gas serra. Questa capacità è chiamata carbonatazione, avviene naturalmente ed è direttamente proporzionale alla superficie di calcestruzzo esposta all’aria. Nonostante il fenomeno sia noto, il contributo del calcestruzzo alla decarbonizzazione non viene in genere considerato, limitandosi, invece, al solo conteggio dell’anidride carbonica emessa durante la produzione del cemento.
Oltre al naturale assorbimento di CO2 dovuto a reazioni chimiche durante la vita dell’opera, non va dimenticato il contributo “secondario” fornito dal riciclo del calcestruzzo. La frantumazione del calcestruzzo aumenta infatti la superficie a contatto con la CO2 disciolta nell’aria. Il successivo utilizzo di calcestruzzo frantumato come aggregato riciclato in, ad esempio, strade e fondazioni, consente al calcestruzzo stesso di sequestrare e stoccare permanentemente notevoli quantità di CO2.
L’anidride carbonica può essere aggiunta anche durante la fase di produzione del calcestruzzo: sono notevoli gli studi e le applicazioni in questo ambito.
Concrete Europe auspica che la nuova proposta di certificazione presentata a livello europeo prenda in considerazione i seguenti aspetti:
- Riconoscere la carbonatazione naturale come una forma permanente di rimozione del carbonio;
- Riconoscere la carbonatazione del calcestruzzo/aggregati come una forma permanente di stoccaggio di anidride carbonica;
- Riconoscere la rimozione permanente dell’anidride carbonica come il solo valore da certificare.